Un nuovo atto destabilizzante in Medio Oriente

Decisione dura al vertice di Istanbul

A Istanbul si sono riuniti i Leader di 57 Paesi musulmani, convocati dal turco Erdogan per discutere della questione relativa allo spostamento della capitale dello Stato di Israele da Tel Aviv a Gerusalemme, la città multireligiosa che lo Stato ebraico ha annesso al suo territorio nel 1980 con atti di forza. Sotto accusa dai Paesi musulmani anche il Presidente USA Trump che ha di fatto riconosciuto Gerusalemme Capitale di Israele con la decisione di spostare in questa città la rappresentanza diplomatica Americana, contro il parere di gran parte del mondo, compreso il Papa che ha, invece, chiesto di lasciare inalterato lo Status Quo, appello inascoltato.

La sessione dei Leader dei Paesi musulmani si è aperto con il Presidente turco che ha mostrato una fotografia in cui un bambino palestinese bendato è circondato da soldati israeliani, accusando Israele di essere uno Stato che pratica il terrorismo. Un sultano attacca ancora più duramente avanzando la proposta che Gerusalemme venga proclamata capitale dello Stato Palestinese. Si discute animatamente in un clima di agitazione e alla fine del vertice arriva la proposta di Erdogan.

La risoluzione del vertice di Istanbul

Il vertice al termine delle discussioni adotta una decisione: “Proclamiamo Gerusalemme Est capitale dello Stato di Palestina e lanciamo un appello agli altri Paesi a riconoscerne la legittimità”. La decisione di Trump è ritenuta dai partecipanti al vertice un gesto “Irresponsabile, illegale, unilaterale del Presidente degli Stati Uniti che riconosce Gerusalemme come la cosiddetta capitale di Israele, la potenza occupante”. In quest’ultima frase sta tutto il senso, se di senso si può parlare in un conflitto che si protrae dal dopoguerra, l’assegnazione ad Israele di territori in cui vivevano i palestinesi che sono stati cacciati dalle loro case, dai loro territori per essere consegnati allo Stato ebraico.

La conquista di Gerusalemme nel 1980 è un altro passo vissuto dai palestinesi come un ulteriore occupazione abusiva, un oltraggio anche alla religione. La proclamazione di Gerusalemme Est capitale dello Stato Palestinese può facilmente generare nuove tensioni e nuovi scontri e accentuare lo scontro tra mondo occidentale e mondo arabo con conseguenze poco prevedibili anche sulle economie dei singoli Stati e su quella più globale. Il rischio è anche che in questa situazione possa avvantaggiarsi l’Isis raccogliendo maggiori consensi nel mondo arabo cavalcando l’onda di protesta e indignazione.