Guerra dei dazi, area euro in rallentamento: Draghi rispolvera il Bazooka

La Banca Centrale Europea torna, nuovamente, in azione. La situazione economica del Vecchio Continente, d’altronde, non è certamente delle più rosee. Un chiaro segnale, in tal senso, arriva direttamente della Germania, la locomotiva economica di tutto il continente: nell’ultimo trimestre, il PIL teutonico, dopo illo tempore, ha fatto registrare un segno negativo. Un -0,1% che, seppur nella sua lievità, ha messo sull’attenti la massima istituzione finanziaria europea, che intravede in questo numero il segnale di un possibile forte rallentamento dell’economia dell’intera area. E senza adeguate misure, passare dal rallentamento alla recessione è un rischio assai concreto.

Rallentamento economico area €uro: quali sono le misure adottate dalla BCE?

Proprio per questo motivo, Mario Draghi, come ultimo atto del suo mandato da governatore dell’istituto di Francoforte, ha deciso di utilizzare, nuovamente, il celeberrimo “bazooka”, col chiaro intento di supportare il sistema economico e finanziario grazie all’immissione di liquidità sui mercati. Le misure adottate sono state molteplici. La più importante è stata, indubbiamente, il ripristino del Quantitative Easing, la misura straordinaria grazie alla quale un istituto centrale può, in modo non convenzionale, aumentare la disponibilità di moneta in circolazione: la BCE, per un tempo al momento non definito, acquisterà bond sui mercati per un importo di 20 miliardi al mese.

Di questo ne beneficerà direttamente anche il nostro stato, come si è potuto notare, nelle scorse settimane, col significativo restringimento dello spread, causato – in parte – anche dal mutato scenario politico sviluppatosi in Italia, nonostante l’avvio  del Q.E. sia fissato per il primo giorno del mese di novembre.

Un’altra significativa misura adottata, riguarda i tassi sui depositi: la Banca Centrale Europea ha deciso di tagliarli ulteriormente, portandoli da -0,40% a -0,50%; ad una parte di essi, ovvero quella al di sopra della soglia calcolata dalle riserve obbligatorie moltiplicate per sei, non verrà applicato il tasso negativo, anche se la remunerazione sarà pari a zero.

Anche in questo caso, la misura è stato adottata a tempo indefinito: finché le prospettive di inflazione non convergeranno significativamente su un livello prossimo al 2%, l’istituto centrale non rialzerà i tassi. Una manovra che, nonostante il nobilissimo fine di evitare gravosi contraccolpi all’area €uro, potrebbe impattare negativamente sui conti economici degli istituti di credito, già deteriorati dalla grande crisi dello scorso decennio e dalla perdurante politica dei tassi negativi: i soldi depositati sui conti correnti dai cittadini, infatti, rappresentano a tutti gli effetti un costo per le banche.

La guerra dei dazi, motivo scatenante del forte rallentamento globale

Un motivo che, più d’altri, ha causato il rallentamento dell’intera economia, è riconducibile alla guerra dei dazi commerciali fra USA e Cina. In un mondo sempre più interconnesso, il destino non pare più appeso ad un filo ma agli imprevedibili Tweet di Donald Trump, che dalla nota piattaforma social annuncia, spesso, le future misure economiche e finanziarie di un grande paese come gli States, cogliendo spesso impreparate anche le più importanti autorità economiche a stelle e strisce.

Un atteggiamento, quello del presidente degli States, da alcuni considerato un azzardo. Ma è sufficiente collegarsi ad un casino online con bonus free spin per verificare, coi propri occhi, come alcuni portali dispongano di norme certe e sicure che il buon Donald, ahinoi, attualmente non sta esibendo.

E vista l’ormai prossima scadenza elettorale, quest’atteggiamento da combattente al fronte, che in certe zone degli States riscontra un forte consenso, è destinato a perdurare per i prossimi dodici anni. Con buona pace di chi, ovvero la maggior parte delle istituzioni ed autorità economiche del mondo, spinge affinché si trovi un definitivo accordo fra USA e Cina che ponga fine a questa guerra commerciale, causa principale, certamente non l’unica, del rallentamento del PIL mondiale.

La mossa della Banca Centrale Europea, quindi, è da ritenersi saggia. E a breve, seppur in contesto di tassi ufficiali totalmente differenti, potrebbe essere replicata dalla Federal Reserve, pronta a tagliare dello 0,25%  il tasso sui depositi.